Comunicazione IP

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Mr.Pik
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Comunicazione IP

#1 Messaggio da Mr.Pik »

Lo scorso marzo si è consumata una delle pagine più nere per i cosiddetti "Digital Rights" della comunità web italiana. La società discografica tedesca Peppermint Jam Records è riuscita a convincere il Tribunale di Roma ad emettere un'ordinanza che ha obbligato Telecom Italia a fornire gli indirizzi IP degli utenti che si sono resi "colpevoli" della condivisione P2P di file protetti da copyright.

I "fraggati" sono 3636, un record praticamente. Mai in Italia erano stati individuati tutti insieme così tanti sharer, colpevoli secondo la casa discografica di aver scambiato su piattaforme come eMule o BitTorrent dai 20 ai 30 file illegali. A conferma di questo dato il lavoro della svizzera Logistep, specializzata nel tracking di utenti che condividono in P2P materiale abusivo.

Di fatto l'operazione è una diretta conseguenza di un nuova direttiva europea che consente un vero e proprio IP enforcement. Insomma, sono aumentate le tutele per i danneggiati. I provider d'ora in poi, secondo l'avvocato Otto Mahlknecht, che per conto di Logistep-Peppermint ha seguito il caso, saranno obbligati a fornire i dati personali degli utenti accusati di violazione delle norme sul copyright. In passato i provider avevano il dovere di fornire ogni dato solo su richiesta delle pubbliche autorità e non soggetti privati - come ora.
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apsa
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#2 Messaggio da apsa »

'Azzopé!

Ragazzi, tempi duri per i PIRATI! :cherry:
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.


Andrea
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#3 Messaggio da Mr.Pik »

apsa ha scritto:'Azzopé!

Ragazzi, tempi duri per i PIRATI! :cherry:
Eh si, ma pare che il quadrupede abbia già provveduto...con un rafforzamento del sistema di offuscamento.
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kodak
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#4 Messaggio da kodak »

ho anche letto qualcosa se non ricorda male in un'altro forum , dove un utente aveva anche pubblicato la lettera ricevuto con A/R .... dove gli veniva chiesto un risarcimento di 330euro...

la cerco e poi lo posto... :cyclopsani:
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#5 Messaggio da Mr.Pik »

kodak ha scritto:ho anche letto qualcosa se non ricorda male in un'altro forum , dove un utente aveva anche pubblicato la lettera ricevuto con A/R .... dove gli veniva chiesto un risarcimento di 330euro...

la cerco e poi lo posto... :cyclopsani:
Ma forse questa è una fregatura?
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kodak
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#6 Messaggio da kodak »

Mr.Pik ha scritto:
kodak ha scritto:ho anche letto qualcosa se non ricorda male in un'altro forum , dove un utente aveva anche pubblicato la lettera ricevuto con A/R .... dove gli veniva chiesto un risarcimento di 330euro...

la cerco e poi lo posto... :cyclopsani:
Ma forse questa è una fregatura?
nvece leggendo proprio quel post. non sembrava proprio na fregatura... anzi tutt'altro!!!! :compress:
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#7 Messaggio da kodak »

ecco uno degli articoli che leggevo stamattina:

http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1925032&r=PI

acnhe sul blog di beppe grillo puoi trovare qualcosa:

http://www.beppegrillo.it/index.html
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#8 Messaggio da Mr.Pik »

Gli utenti protestano e interviene il Garante
Ora si indagherà come sono stati acquisiti i nomi dei navigatori
"Ricavati dagli indirizzi IP svelati da una software-house svizzera"


ROMA - "Avete scaricato la nostra musica, dovete pagare 330 euro", firmato Peppermint Jam Records. E' più o meno di questo tono la lettera che stanno ricevendo in questi giorni migliaia di persone in Italia. E il Garante ha deciso di costituirsi in giudizio, per difendere la privacy delle persone coinvolte nella vicenda.

L'importante decisione è stata presa in seguito alla denuncia avanzata da alcune associazioni di consumatori (Adiconsum e Altroconsumo) che hanno denunciato all'Autorità la richiesta di risarcimento per aver scaricato, con i sistemi peer-to-peer, un singolo brano di uno dei loro artisti.

Ma è il modo orwelliano con cui la casa discografica si è procurata gli indirizzi IP dei 'colpevoli' ad aver fatto rizzare le antenne al Garante della privacy. "La Peppermint - spiegano all'Adiconsum - ha chiesto a una società svizzera di software, la Logistep Ag, di individuare attraverso un programma, usato anche dalla polizia polacca, gli indirizzi in rete delle persone che scaricano musica. Una volta ottenuti gli IP, si sono rivolti al tribunale di Roma chiedendo di poter avere i nominativi corrispondenti dai provider italiani. Il tribunale in prima istanza ha negato il consenso, mandando una richiesta al Garante della privacy, che non ha dato risposta. In seconda istanza, sempre senza nessun riscontro dal Garante, il tribunale ha invece dato parere positivo. I provider sono quindi stati obbligati a fornire i nominativi dei loro clienti".

A questo punto entrano in scena due giovani avvocati dello studio legale altoatesino Mahlknecht & Rottensteiner che, tramite raccomandata, invitano migliaia di persone a pagare 330 euro (a parziale risarcimento di "ipotetici" danni), con la promessa di non ripetere più l'illecito (pena altri 10.000 euro di 'multa'), per evitare che la Peppermint "provveda a sporgere denuncia/querela penale e a intraprendere le azioni civili...".

"I risultati della Logistep non sono affatto 'una prova' - spiegano da Altroconsumo -, la prova va valutata in contraddittorio e davanti al giudice. Inoltre, proprio perché l'IP identifica un pc (in molti casi neanche quello, pensiamo soltanto alle reti Wi-fi) e non chi lo usa, la responsabilità non può essere addossata automaticamente al proprietario e neanche è possibile costringerlo (ammesso che sia in grado di dirlo) a rivelare chi usa il suo computer o a dedurre la colpevolezza da un eventuale diniego".

"La decisione del Garante - si legge nella nota dell'organismo di tutela - nasce dalla volontà di verificare se nella vicenda siano stati rispettati tutti i diritti di protezione dei dati personali". Inoltre l'Autorità ha deciso di richiedere a diverse società interessate e a gestori telefonici tutti gli elementi utili per una piena valutazione del caso".
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#9 Messaggio da Mr.Pik »

Caso P2P Peppermint: risponde l'avvocato

Il caso Peppermint sulla condivisione di materiale protetto da Copyright, che ha coinvolto 3636 italiani, è ormai sotto esame dalle autorità competenti. Ecco cosa ne pensano gli avvocati che abbiamo interpellato, dello Studio Legale Associato Fioriglio-Croari di Bologna.

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Novità sul caso peer to peer del momento, che vede implicati 3636 italiani raggiunti da una lettera dello studio studio legale altoatesino Mahlknecht & Rottensteiner - incaricato dalla Peppermint Jam Records - in cui si chiede il pagamento di una cifra come parziale risarcimento per l'opera di rintracciamento degli utenti che hanno condiviso dei brani protetti da copyright. In articoli precedenti - linkati qui sopra - abbiamo riportato le perplessità per le modalità dell'azione, che hanno indotto le lamentele delle associazioni dei consumatori e - questa è la svolta della vicenda - a far costituire il Garante per la Privacy in giudizio a difesa delle persone coinvolte dalla denuncia.

Adiconsum riporta:

"Ci sono voluti 10 giorni, ma alla fine il Garante della Privacy ha risposto al pressing organizzato da Adiconsum a tutela dei consumatori che hanno ricevuto dalla casa discografica tedesca Peppermint la richiesta di pagare 330 euro per avere scaricato da internet la loro musica.

Per raggiungere questo risultato sono servite

le centinaia di raccomandate che Adiconsum ha fatto inviare dai consumatori, che hanno richiesto l'assistenza alle oltre cento sedi territoriali, al Garante della Privacy;
i numerosi comunicati stampa riportati anche dal maggiori quotidiani e dal sito di Beppe Grillo;
i cordiali ma pressanti contatti intrapresi dal Segretario Generale Paolo Landi con il Presidente Francesco Pizzetti.
Alla fine, finalmente, il Garante si è convinto a veder chiaro in questa assurda storia che vede coinvolti oltre 5000 cittadini italiani.

Ora i consumatori possono tirare un sospiro di sollievo, perché al loro fianco, oltre Adiconsum, hanno l'istituzione più qualificata a far chiarezza sulla liceità della richiesta della Peppermint, cioè se tutto sia avvenuto rispettando i diritti di protezione dei dati personali, ovvero se questi diritti siano stati lesi.

Adiconsum ricorda a tutti i consumatori coinvolti che possono comunque continuare a rivolgersi in tutte le nostre sedi per ricevere la necessaria assistenza."

Intanto emergono anche le modalità con le quali ha agito la casa discografica:

Gli indirizzi IP dei presunti condivisori sono stati raccolti da una società svizzera (la Logistep AG) e tramite essi è stato possibile individuare i nominativi degli intestatari delle linee telefoniche, grazie ad un'ordinanza del Tribunale di Roma.
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#10 Messaggio da Mr.Pik »

Il parere legale

Nelle lettere inviate si chiede ai destinatari di non condividere più file musicali relativi ad artisti in contratto con la Peppermint e di pagare alla Peppermint 330 euro, sottoscrivendo la proposta transattiva allegata. Tale proposta però, va ben oltre, poiché in essa si legge che ci si impegna in futuro a non condividere file musicali dei suddetti artisti, pena il pagamento di 10,000 euro a Peppermint!

In tali lettere, inoltre, la Peppermint afferma di impegnarsi a non sporgere denuncia penale e di non agire in sede civile qualora venga sottoscritta la proposta transattiva. In Italia però, l'azione penale è esercitata dal pubblico ministero, per cui anche accettando la proposta, si potrebbe essere imputati in un procedimento penale. Oltretutto, la responsabilità penale è personale, per cui bisogna identificare chi effettivamente ha violato la legge sul diritto d'autore (la l. 633/41), che può chiaramente essere una persona diversa dall'intestatario della linea telefonica. Si consideri, comunque, che per la legge italiana chi condivide (anche in parte) file contenenti materiali protetti da diritto d'autore commette un illecito penale, anche se ciò avviene senza scopo di lucro: basta il fine di trarne profitto (ad esempio, evitare di dover pagare per un cd audio).



Il caso Peppermint pone molti interrogativi giuridici (che qui possono essere solo accennati) e richiama le azioni della RIIA negli Stati Uniti. Il nostro ordinamento tuttavia è assai diverso e, ad esempio, la nostra normativa in tema di privacy è molto più evoluta, per cui già dalla sua applicazione sorgono dubbi sul buon esito di una eventuale azione giudiziaria della Peppermint, visto che l'indirizzo IP è un dato personale.

Anche superando le questioni relative alla privacy, se ne pongono altre relative alla prova. La Logistep AG non è certo la Polizia Giudiziaria e le risultanze della sua attività possono essere contestate in giudizio. Oltretutto, l'ampia diffusione di reti wireless potrebbe portare ad accessi indesiderati alla propria connessione ad Internet, per cui, su base ipotetica, persone totalmente estranee all'intestatario della linea potrebbero aver scaricato i file incriminati. Bisognerebbe poi trovare il "corpo del reato", posto che i log della Logistep AG non hanno certo la "forza" di un atto notarile o di una dichiarazione di un pubblico ufficiale. Inoltre la Peppermint dovrebbe provare la responsabilità "oggettiva" dell'intestario della linea qualora si verificasse che effettivamente è stato condiviso (mediante la stessa linea) un file musicale i cui diritti sono di titolarità della società tedesca. Infine, anche l'entità del danno andrebbe provata (e pensiamo che, in media, un file musicale su Internet costa 0,99 €!).

Articolo scritto in collaborazione con lo Studio Legale Associato Fioriglio-Croari di Bologna

www.informaticagiuridica.com

L'articolo è tratto da Tom's Hardware Guide Italia
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#11 Messaggio da apsa »

Grazie Pik, interessanti anche queste altre considerazioni

Effettivamente, oramai, molte abitazioni (e non più solo gli uffici, e lasciamo stare i luoghi pubblici) posseggono connessioni wireless "aperte", e sarebbe davvero molto difficile determinare chi-quando-come fosse connesso ed avesse scaricato materiale protetto da copyright.

:cyclopsani:
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