Inter : allergia alle coppe..
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Inter : allergia alle coppe..
ho capito perchè l'Inter non vuole vincere le coppe...
perchè non riesce a cucirle sulla maglietta... :toothy2: :toothy2: :toothy2: :toothy2:
vedasi Champions e coppa Italia :toothy7: :toothy8: :toothy7: :toothy10:
perchè non riesce a cucirle sulla maglietta... :toothy2: :toothy2: :toothy2: :toothy2:
vedasi Champions e coppa Italia :toothy7: :toothy8: :toothy7: :toothy10:
Re: Inter : allergia alle coppe..
prova te a cucire una coppa sulla maglia...un bresaola forse sì, ma una coppa proprio no eh!?!?! :flower:marione ha scritto:ho capito perchè l'Inter non vuole vincere le coppe...
perchè non riesce a cucirle sulla maglietta... :toothy2: :toothy2: :toothy2: :toothy2:
vedasi Champions e coppa Italia :toothy7: :toothy8: :toothy7: :toothy10:
Re: Inter : allergia alle coppe..
Usando lo strumento giusto, tutto si può fare.marione ha scritto:ho capito perchè l'Inter non vuole vincere le coppe...
perchè non riesce a cucirle sulla maglietta... :toothy2: :toothy2: :toothy2: :toothy2:
vedasi Champions e coppa Italia :toothy7: :toothy8: :toothy7: :toothy10:
Suggerisco una chiodatrice pneumatica, ad esempio :flower:
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
bitto ha scritto:beh direi che le ultime due coppe italia si sono attaccate benissimo!
è la champions che ci dà qualche problema in più. E' dal '66 che cerchiamo di attaccarla., ma non c'è verso... purtroppo
Bisognerebbe chiedere aiuto a Moggi....chi meglio di lui può dire qual'è la tecnica giusta per attaccare scudetti??? :flower:
"Che cosa sarebbe l'umanità, signore, senza la donna?" "Sarebbe scarsa, signore, terribilmente scarsa". (Mark Twain)
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Modalità bastar inside on (dai Sally che li sistemiamo)
tratta da repubblica.it
TORINO - Due premesse. La prima: "Tutto
quello che dirò è documentato e dimostrabile". La seconda: "Sono
in causa con la Juve davanti al tribunale del lavoro di Torino. Ho
cominciato a lavorare con Boniperti nel 1984. Un uomo eccezionale. Poi nel
settembre del 2005, dopo che già da tempo i miei rapporti con Giraudo erano
degenerati, sono stato costretto a lasciare la società". Maurizio
Capobianco, ex dirigente di Juventus F. C., è un tipo così. Uno a cui piace
parlare chiaro, diretto e, soprattutto, dire le cose esatte.
Fino ad
oggi, le inchieste erano accusate tutte di avere un punto debole: non si
capiva per quale motivo, al di là di evidenti interessi di carriera e di
posizione, gli arbitri italiani avrebbero dovuto rendere servigi a Moggi
& co. Ora, per la prima volta, si capisce come gli arbitri
"venivano ripagati". Spiega Capobianco: "Solo agli inizi del
2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha
fatto arrivare beni di ingente valore a due arbitri italiani, a un
esponente della Figc, e a uno della Covisoc".
Beni di ingente valore?
"Beni
facilmente monetizzabili che venivano consegnati per il tramite di società
terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di
parentela".
Si tratta di affermazioni pesanti, se ne rende conto?
"Sono tutte cose che, all'occorrenza, posso dimostrare".
A
quando risalgono i casi in questione?
"Risalgono agli inizi della
gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95".
Chi sono questi arbitri?
"Questo non ho intenzione di dirlo, al momento".
Quanto ingenti
erano questi beni monetizzabili?
"20-25 milioni di lire, per ogni
"gratificazione"".
Dalle intercettazioni è emerso che
Bergamo e Pairetto erano in ottimi rapporti con la Juve.
"Bergamo non
so, Pairetto era di casa alla Juve".
Quei "beni" erano
destinati a loro?
"Non ho intenzione di dire di più, ora. La mia
intenzione è solo quella di dare un contributo di verità a tutta questa
storia. Però per quanto riguarda Pairetto una cosa le posso dire: nel 2000
proprio lui tirò fuori la storia dei Rolex della Roma. Beh: pochi mesi
prima, nell'ottobre del 1999, ricevette dalla Juve una moto che, in
seguito, non mi pare si sia premurato di restituire".
Perché si è
deciso a raccontare queste cose proprio adesso?
"Perché prima di
Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha
acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come
hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la
complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni".
Cominciamo dai giornalisti?
"Sulla questione giornalisti la Juve aveva consulenze molto ricche con
società vicine ad alcuni di loro. Almeno in un caso, a inizio stagione si
stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a
giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di
realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i
progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce".
Un premio scudetto
ai giornalisti. E sulla società Juve le inchieste hanno raccontato tutto?
"Quasi. Della Semana srl, la società voluta fortemente nel luglio 2003
da Giraudo e partecipata dalla Juve per il 30 per cento, si è parlato
poco".
Cosa si poteva dire?
"Che attraverso la Semana, Moggi e
Giraudo, in violazione della legge Pisanu, finanziavano indirettamente le
curve. Nei bilanci ci sono fatture da decine di migliaia di euro a gara per
l'acquisto di coreografie, striscioni e quant'altro".
A cosa serve
la Semana?
"Gestisce tutte le attività che ruotano attorno allo
stadio e agli impianti. Cosa che, almeno fino a quando c'ero io, ovvero
marzo 2006, faceva a prezzi maggiorati del 20%, così come il contratto
oltremodo oneroso stipulato con Juventus prevedeva. Va detto che la Semana
è per il 30 per cento della Juve, per l'altro 70 di una ragnatela di
fiduciarie che portano a Giraudo".
Che però adesso non ha più nulla
a che vedere con la Juventus.
"Che mi risulti Semana è sempre
operativa, Giraudo ha ancora il 2 per cento della Juve e questo fa di lui
uno degli maggiori azionisti bianconeri. C'è ancora Bettega, è consulente:
io me lo ricordo Bettega in società, partecipava a tutte le riunioni con
Moggi e Giraudo. Oggi decide tutto Secco (Alessio, direttore sportivo, ndr)
che in passato non ha mai mosso un dito senza il consenso di Moggi. Il
direttore del personale Sorbone è lo stesso. Renato Opezzi (ad di Semana e
procuratore della Juventus, ndr), è da sempre il braccio destro di Giraudo.
Il direttore finanziario Michele Bergero e il direttore marketing Fassone
(ex guardalinee Aia, ndr) sono sempre lì. La nuova Juve di Cobolli, la
chiamano... Ma se si sono tenuti persino Bertolini".
Bertolini,
quello che andava in Svizzera a comprare le sim per Moggi?
"Sì. È
ancora lì. Fa l'osservatore ufficiale con tanto di presentazione
nell'ottobre 2006 sul sito internet Juventus. Ma dico: è implicato con uno
degli scandali peggiori della storia del nostro calcio e noi ce lo
teniamo..."
Non si è mai accorto della rete
svizzera di Moggi?
"Solo frammenti... Una volta viene da me la
signora Gastaldo, ex-dirigente amministrativa e mi dice: "Questo
Bertolini, ma che ci fa con tutte 'ste schede svizzere?"... Era
disperata perché Bertolini quando riceveva l'ordine da Moggi andava da lei,
prendeva tre-quattro mila euro in contanti e se ne andava in Svizzera. E
così rimaneva un buco nella cassa. E la signora Gastaldo (in società fino
al 2005, ndr), che è una persona molto seria e pignola, un paio di volte
ricordo che mi chiese di vendere a privati degli orologi e dei preziosi
della società per colmare il buco creato".
Sembra esserci un
rapporto strano tra gli orologi e la Juventus...
"In dieci anni ho
visto entrare centinaia e centinaia di orologi delle marche più
prestigiose: Jaeger Le Coltre, Franck Muller, Cartier, Girard Perregaux,
Bulgari. La destinazione degli stessi, a parte quelli che finivano ai
soliti giornalisti amici (oltre che a giocatori e staff), sono segreti
custoditi da Giraudo e dalla Gastaldo che ne teneva la contabilità".
Parliamo delle complicità. Fabiani, il ds del Messina che tirava le fila
del mondo arbitrale insieme a Moggi, l'ha mai visto?
"Era di casa
anche lui. Era così in confidenza con Moggi che all'inizio pensavo fossero
parenti. Quando arrivava a Torino si prendeva gli uffici del settore
giovanile e quelli diventavano i suoi uffici anche per giorni. La Juventus
gli ha addirittura regalato una macchina".
Le istituzioni.
"Moggi e Giraudo in Figc facevano quello che volevano. Io rimasi molto
colpito da come venne coperto un caso di positività alla cannabis di un
giocatore. Lo scoprì l'Uefa, '97. Lo comunicò alla Figc e finì tutto
lì".
La Gea.
"Ricordo che un caso che mi segnalò la signora
Gastaldo. Nel dicembre 2004 si è coperta una provvigione liquidandola con
un contratto di consulenza a una società di comodo. La fattura da 250.000
euro era intestata a una cooperativa romana di giornalisti dietro la quale,
a dire della Gastaldo, c'era la Gea".
Si rende conto che questa
intervista a Torino rischia di renderla impopolare?
"I primi dieci
anni alla Juventus sono stati i dieci anni più belli della mia vita
professionale. Penso che il mio contributo di verità sia dovuto".
tratta da repubblica.it
TORINO - Due premesse. La prima: "Tutto
quello che dirò è documentato e dimostrabile". La seconda: "Sono
in causa con la Juve davanti al tribunale del lavoro di Torino. Ho
cominciato a lavorare con Boniperti nel 1984. Un uomo eccezionale. Poi nel
settembre del 2005, dopo che già da tempo i miei rapporti con Giraudo erano
degenerati, sono stato costretto a lasciare la società". Maurizio
Capobianco, ex dirigente di Juventus F. C., è un tipo così. Uno a cui piace
parlare chiaro, diretto e, soprattutto, dire le cose esatte.
Fino ad
oggi, le inchieste erano accusate tutte di avere un punto debole: non si
capiva per quale motivo, al di là di evidenti interessi di carriera e di
posizione, gli arbitri italiani avrebbero dovuto rendere servigi a Moggi
& co. Ora, per la prima volta, si capisce come gli arbitri
"venivano ripagati". Spiega Capobianco: "Solo agli inizi del
2005 sono venuto a conoscenza di almeno quattro casi in cui la Juve ha
fatto arrivare beni di ingente valore a due arbitri italiani, a un
esponente della Figc, e a uno della Covisoc".
Beni di ingente valore?
"Beni
facilmente monetizzabili che venivano consegnati per il tramite di società
terze a soggetti terzi. Terzi legati agli arbitri da rapporti di
parentela".
Si tratta di affermazioni pesanti, se ne rende conto?
"Sono tutte cose che, all'occorrenza, posso dimostrare".
A
quando risalgono i casi in questione?
"Risalgono agli inizi della
gestione Giraudo-Moggi nell'anno '95".
Chi sono questi arbitri?
"Questo non ho intenzione di dirlo, al momento".
Quanto ingenti
erano questi beni monetizzabili?
"20-25 milioni di lire, per ogni
"gratificazione"".
Dalle intercettazioni è emerso che
Bergamo e Pairetto erano in ottimi rapporti con la Juve.
"Bergamo non
so, Pairetto era di casa alla Juve".
Quei "beni" erano
destinati a loro?
"Non ho intenzione di dire di più, ora. La mia
intenzione è solo quella di dare un contributo di verità a tutta questa
storia. Però per quanto riguarda Pairetto una cosa le posso dire: nel 2000
proprio lui tirò fuori la storia dei Rolex della Roma. Beh: pochi mesi
prima, nell'ottobre del 1999, ricevette dalla Juve una moto che, in
seguito, non mi pare si sia premurato di restituire".
Perché si è
deciso a raccontare queste cose proprio adesso?
"Perché prima di
Calciopoli quello che vedevo erano i frammenti di una vicenda che ha
acquistato senso compiuto solamente dopo. Solo ora mi rendo conto di come
hanno rovinato una società con una storia di oltre cento anni, con la
complicità di arbitri, giornalisti, e istituzioni".
Cominciamo dai giornalisti?
"Sulla questione giornalisti la Juve aveva consulenze molto ricche con
società vicine ad alcuni di loro. Almeno in un caso, a inizio stagione si
stipulava un contratto per studiare dei progetti di comunicazione. Poi a
giugno, se la Juve aveva vinto lo scudetto, la società decideva di
realizzare quei progetti e pagava il premio alla società di comodo: i
progetti, ovviamente, non vedevano mai la luce".
Un premio scudetto
ai giornalisti. E sulla società Juve le inchieste hanno raccontato tutto?
"Quasi. Della Semana srl, la società voluta fortemente nel luglio 2003
da Giraudo e partecipata dalla Juve per il 30 per cento, si è parlato
poco".
Cosa si poteva dire?
"Che attraverso la Semana, Moggi e
Giraudo, in violazione della legge Pisanu, finanziavano indirettamente le
curve. Nei bilanci ci sono fatture da decine di migliaia di euro a gara per
l'acquisto di coreografie, striscioni e quant'altro".
A cosa serve
la Semana?
"Gestisce tutte le attività che ruotano attorno allo
stadio e agli impianti. Cosa che, almeno fino a quando c'ero io, ovvero
marzo 2006, faceva a prezzi maggiorati del 20%, così come il contratto
oltremodo oneroso stipulato con Juventus prevedeva. Va detto che la Semana
è per il 30 per cento della Juve, per l'altro 70 di una ragnatela di
fiduciarie che portano a Giraudo".
Che però adesso non ha più nulla
a che vedere con la Juventus.
"Che mi risulti Semana è sempre
operativa, Giraudo ha ancora il 2 per cento della Juve e questo fa di lui
uno degli maggiori azionisti bianconeri. C'è ancora Bettega, è consulente:
io me lo ricordo Bettega in società, partecipava a tutte le riunioni con
Moggi e Giraudo. Oggi decide tutto Secco (Alessio, direttore sportivo, ndr)
che in passato non ha mai mosso un dito senza il consenso di Moggi. Il
direttore del personale Sorbone è lo stesso. Renato Opezzi (ad di Semana e
procuratore della Juventus, ndr), è da sempre il braccio destro di Giraudo.
Il direttore finanziario Michele Bergero e il direttore marketing Fassone
(ex guardalinee Aia, ndr) sono sempre lì. La nuova Juve di Cobolli, la
chiamano... Ma se si sono tenuti persino Bertolini".
Bertolini,
quello che andava in Svizzera a comprare le sim per Moggi?
"Sì. È
ancora lì. Fa l'osservatore ufficiale con tanto di presentazione
nell'ottobre 2006 sul sito internet Juventus. Ma dico: è implicato con uno
degli scandali peggiori della storia del nostro calcio e noi ce lo
teniamo..."
Non si è mai accorto della rete
svizzera di Moggi?
"Solo frammenti... Una volta viene da me la
signora Gastaldo, ex-dirigente amministrativa e mi dice: "Questo
Bertolini, ma che ci fa con tutte 'ste schede svizzere?"... Era
disperata perché Bertolini quando riceveva l'ordine da Moggi andava da lei,
prendeva tre-quattro mila euro in contanti e se ne andava in Svizzera. E
così rimaneva un buco nella cassa. E la signora Gastaldo (in società fino
al 2005, ndr), che è una persona molto seria e pignola, un paio di volte
ricordo che mi chiese di vendere a privati degli orologi e dei preziosi
della società per colmare il buco creato".
Sembra esserci un
rapporto strano tra gli orologi e la Juventus...
"In dieci anni ho
visto entrare centinaia e centinaia di orologi delle marche più
prestigiose: Jaeger Le Coltre, Franck Muller, Cartier, Girard Perregaux,
Bulgari. La destinazione degli stessi, a parte quelli che finivano ai
soliti giornalisti amici (oltre che a giocatori e staff), sono segreti
custoditi da Giraudo e dalla Gastaldo che ne teneva la contabilità".
Parliamo delle complicità. Fabiani, il ds del Messina che tirava le fila
del mondo arbitrale insieme a Moggi, l'ha mai visto?
"Era di casa
anche lui. Era così in confidenza con Moggi che all'inizio pensavo fossero
parenti. Quando arrivava a Torino si prendeva gli uffici del settore
giovanile e quelli diventavano i suoi uffici anche per giorni. La Juventus
gli ha addirittura regalato una macchina".
Le istituzioni.
"Moggi e Giraudo in Figc facevano quello che volevano. Io rimasi molto
colpito da come venne coperto un caso di positività alla cannabis di un
giocatore. Lo scoprì l'Uefa, '97. Lo comunicò alla Figc e finì tutto
lì".
La Gea.
"Ricordo che un caso che mi segnalò la signora
Gastaldo. Nel dicembre 2004 si è coperta una provvigione liquidandola con
un contratto di consulenza a una società di comodo. La fattura da 250.000
euro era intestata a una cooperativa romana di giornalisti dietro la quale,
a dire della Gastaldo, c'era la Gea".
Si rende conto che questa
intervista a Torino rischia di renderla impopolare?
"I primi dieci
anni alla Juventus sono stati i dieci anni più belli della mia vita
professionale. Penso che il mio contributo di verità sia dovuto".
Zeru tituli
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- Iscritto il: 05/02/2007, 14:06
- Località: Trento
Azz, ne parla pure il tgcom adesso, non può essere un complotto comunista.
http://www.tgcom.mediaset.it/sport/arti ... 1347.shtml
http://www.tgcom.mediaset.it/sport/arti ... 1347.shtml
Zeru tituli
quando qualcuno avrà la capacità di giustificare la vendita per 46 milioni di euro di un portiere (che attualmente milita in seconda divisione portoghese) dall'Inter al Milan...ed altre operazioni simili...allora mi convincerò che l'Inter è il lato candido dello sport;
Io aspetto giugno, quando comincerà il processo a Moggi...chissà che finalmente non riesca a capire il senso dello scambio alla pari Cannavaro/Carini; Chissà che non riesca a capire il 5 maggio...
Io aspetto giugno, quando comincerà il processo a Moggi...chissà che finalmente non riesca a capire il senso dello scambio alla pari Cannavaro/Carini; Chissà che non riesca a capire il 5 maggio...
libra ha scritto:quando qualcuno avrà la capacità di giustificare la vendita per 46 milioni di euro di un portiere ...
eccheccazzo, 46 milioni di euro un portiere ??
e quanto costa allora tutto l'amministratore di condominio ? :cyclopsani:
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
dipende dal condominio.... :compress:apsa ha scritto:libra ha scritto:quando qualcuno avrà la capacità di giustificare la vendita per 46 milioni di euro di un portiere ...
eccheccazzo, 46 milioni di euro un portiere ??
e quanto costa allora tutto l'amministratore di condominio ? :cyclopsani:
Nella vita ci vuole culo, o ce l’hai o te lo fanno!!!
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Manco il mio (*) arriva a 'sti livelli qua! :cyclopsani:kodak ha scritto:dipende dal condominio.... :compress:apsa ha scritto:libra ha scritto:quando qualcuno avrà la capacità di giustificare la vendita per 46 milioni di euro di un portiere ...
eccheccazzo, 46 milioni di euro un portiere ??
e quanto costa allora tutto l'amministratore di condominio ? :cyclopsani:
(*) quello in cui abito, del quale possiedo uno scarso 2%, lo dico prima che qualcuno se ne esca con le solite illazioni... :flower:
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea