http://mytech.it/connessioni/2008/10/10 ... arlamento/
Beh, non é solo un problema di Vodafone... :flower:
Inusuale interrogazione presentata da senatori del Partito Democratico, secondo cui l’operatore danneggia i consumatori. Ma il problema è nelle aspettative
C’è qualcosa d’inedito nell’interrogazione parlamentare presentata in settimana dal senatore Mario Gasbarri (PD) e firmata anche da altri senatori, nei confronti del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Se la prendono con la chiavetta di Vodafone, “È in atto in Italia una speculazione di Vodafone e di altri operatori ai danni dei consumatori con Internet Key per la Navigazione sulla Rete Mobile?”, si legge nell’interrogazione. In realtà l’accusa è contro il servizio (qui confuso con l’hardware) di banda larga mobile dell’operatore: “non corrisponde a quanto proposto” perché sarebbe veloce solo nei “grandi centri urbani”, scrivono i senatori.
Il motivo è che per “funzionare al meglio, la Internet Key ha bisogno di ponti radio da 3 Giga, in grado di sostenere alte velocità di connessione e di trasmissione dati”.
Secondo i senatori, in particolare in questo periodo si navigherebbe lenti perché, dopo la campagna pubblicitaria, c’è stato un boom di utenti e quindi la banda si è saturata. Nell’interrogazione si legge anche che la chiavetta sarebbe “un prodotto che avrebbe dovuto abbattere il digital divide sui collegamenti ad alta velocità e che si sta rivelando invece soltanto un danno per coloro che lo acquistano”.
Forse è la prima volta che la politica s’interessa d’un caso del genere (il che di per sé è un buon segnale). Di fondo c’è però un equivoco: la banda larga mobile non è una tecnologia di connessione contro il digital divide, anzi; forse è la più urbana delle tecnologie banda larga (solo di recente ha raggiunto una copertura un filo sotto quella dell’Adsl). Un altro equivoco è sulla velocità- e in questo caso forse sì sarebbe apprezzabile maggiore trasparenza da parte degli operatori mobili (non solo Vodafone): quella dichiarata è la velocità di picco, che varia molto a seconda della saturazione; nelle zone dove forse i senatori si aspettavano di navigare (in digital divide), inoltre, probabilmente c’è solo il Gprs e quindi le possibilità di andare veloci sono zero a priori. Si dirà: anche con l’Adsl è facile cadere in quest’equivoco, di identificare la banda reale con quella di picco (e di fatti molti utenti ci cadono; va detto, anche in questo caso, che gli operatori potrebbero fare un maggiore sforzo di trasparenza).
Con la banda larga mobile però l’equivoco è più facile: primo, perché con uno stesso hardware e contratto è possibile navigare su reti molto diverse (da Hspa a Umts a Gprs); secondo perché, essendo connessione mobile, è più soggetta all’andirivieni di utenti nella cella e quindi a maggiori oscillazioni e imponderabilità di banda.
La soluzione? Almeno, prima dell’acquisto, cercare di capire se nelle zone dove ci si connette abitualmente c’è l’Hspa, l’Umts o il Gprs. Se poi c’è l’Hspa, ma si naviga malissimo a causa della saturazione, si ha diritto a protestare.
Scritto da Giulio Boresa