Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
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Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
Ha ragione Sandro Bugialli: se viene in italia magari poi lo fanno eleggere deputato... mortacci sua...
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Come qualche milione di italiani, mi sono arrabbiato anch’io come una belvetta quando ho letto che il Brasile non consegna all’Italia il terrorista Cesare Battisti, condannato a due ergastoli per quattro omicidi compiuti durante gli anni di piombo “a causa – è detto nella motivazione – dell’esistenza fondata di un timore di persecuzione per le sue opinioni politiche”. Roba da mangiarsi il fegato. Perché dal Brasile, noi italiani, siamo pronti a prendere tante belle cose tipo la musica, la canzone , il ballo, il fascino della saudade, il carnevale, la fajolada, le Oba Oba, i campioni di calcio, la voglia di vivere, la tristezza e l’allegria. Mai però ci saremmo aspettati, di doverci sorbire, da parte dei cari amici brasiliani, una lezioncina sulle libertà di pensiero nel nostro paese. Forse sarebbe meglio se pensassero a tante belle cosine di casa loro.
Ma tant’è. Cesare Battisti (terrorista rosso responsabile degli omicidi di un maresciallo della polizia penitenziaria, di un gioielliere, di un macellaio, di un agente della Digos) secondo il Brasile ha diritto allo status di rifugiato politico. E potrà continuare a frequentare bellamente la spiaggia di Copacabana.
Una decisione vergognosa, rivoltante. La mente va alle povere vittime, va alle famiglie delle vittime private dei loro cari senza un perché, va al loro giusto desiderio di giustizia. La mente va anche ai bei tempi in cui un leggendario mister Wiesenthal, cacciatore di criminali nazisti, si affidava ai servizi segreti di Israele per scovare in varie parti del mondo (e riportarli in Israele per un giusto processo) quei mostri che dopo la guerra erano riusciti a scappare e a farla franca, nascosti magari in accoglienti posticini del Brasile (guarda caso) o dell’Argentina.
Grandi la rabbia e la voglia di vedere in gabbia il signor Cesare Battisti. Ma dopo la rabbia può subentrare anche la riflessione. E riflettendo, riflettendo forse uno può arrivare anche alla conclusione che forse è meglio se il Brasile continua a tenersi il signor Battisti. Perché, se ce lo restituissero, potrebbero succedere davvero tante cose.
Immaginate un po’ il quadro.
1) La cosa più ovvia. Ci sarebbe da andare a prendere il signor Battisti in Brasile con agenti in gran quantità, voli privati, alberghi, cene, pranzi. Ci sarebbe da spendere un sacco di soldi.
2) Una volta in galera in Italia ci sarebbe da mantenere il signor Battisti vita natural durante. Con un notevole aggravio (agenti di custodia, cibo, medicine, medici, analisi) per il bilancio dello Stato.
3) Una volta in galera, bisognerebbe decidere quale tipo di trattamento riservare al signor Battisti. Un trattamento da 41 bis come quello per i criminali più pericolosi, o più soft? Il paese sarebbe dilaniato dalle discussioni e senz’altro qualche parlamentare si straccerebbe le vesti per il signor Battisti minacciando scioperi della fame, della sete, della pipì se necessario.
4) Una volta in galera al signor Battisti (è già successo) potrebbe essere scoperta una (grave?) malattia per cui il regime di detenzione potrebbe non essere in sintonia col suo stato di salute. Con conseguente ricovero per anni in qualche bella clinica superattrezzata o detenzione ai domiciliari (casa vista mare, è meglio) .
5) Se invece il signor Battisti, ridotto in galera, proprio non se la sentisse di farsi trovare qualcosa nel proprio stato di salute, potrebbe al limite tentare qualche escamotage per cavarsela, tipo ad esempio la via del pentimento. Quello che da noi non si nega a nessuno. Sì certo potrebbe dichiararsi un pentito politico, potrebbe inventarsi qualche bella storia (come fanno certi mafiosi per uscire di prigione) potrebbe dirci finalmente chi è il grande vecchio che ha organizzato fin dalla nascita il terrorismo rosso, insomma ci potrebbe raccontare qualcosa di inedito (roba che non sa nemmeno Cossiga, tutto dire) e accedere al programma di protezione. Che vuol dire sparire di circolazione con una nuova identità, stipendio dello Stato, casa, famiglia, automobile, un’altra vita magari in Brasile, a spese nostre.
6) Fra tutte queste possibilità ce ne sono altre ancora per il signor Battisti. Tipo, ad esempio, quella di essere adottato da qualche partito che con espedienti vari (non dimentichiamolo, il signor Battisti ha due ergastoli sulle spalle) potrebbe candidarlo a qualche elezione. Magari, non subito, fra un po’, alle politiche di casa nostra (e certo il signor Battisti potrebbe trovare dalle nostre parti vari estimatori) o addirittura alle europee per far respirare al signor Battisti un’aura un po’ più internazionale, che gli si addice di più anche dopo la lunghissima permanenza in terra di Francia, prima di approdare in Brasile.
Ecco quindi cosa ci potrebbe succedere in un paese come il nostro: ritrovarci il terrorista Battisti in parlamento o a Bruxelles, dopo ovviamente un’infinità di interviste a giornali e telegiornali, decine di apparizioni in talk show, decine e decine di lezioni in illuminate università, decine e decine di libri a sostegno della giustezza della lotta armata e degli omicidi di classe.
E allora se le cose stanno così, meglio pensarci bene. Il signor Battisti lasciamolo al presidente Lula, forse è davvero meglio. Tanto anche per Battisti prima o poi (e questo deve essere di conforto per le famiglie delle vittime) arriverà, quando meno se l’aspetta, la scure della giustizia, magari sulle note di una triste bossa nova. Lasciamolo al presidente Lula. Se tornasse in Italia ci arrabbieremmo ancora di più.
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Come qualche milione di italiani, mi sono arrabbiato anch’io come una belvetta quando ho letto che il Brasile non consegna all’Italia il terrorista Cesare Battisti, condannato a due ergastoli per quattro omicidi compiuti durante gli anni di piombo “a causa – è detto nella motivazione – dell’esistenza fondata di un timore di persecuzione per le sue opinioni politiche”. Roba da mangiarsi il fegato. Perché dal Brasile, noi italiani, siamo pronti a prendere tante belle cose tipo la musica, la canzone , il ballo, il fascino della saudade, il carnevale, la fajolada, le Oba Oba, i campioni di calcio, la voglia di vivere, la tristezza e l’allegria. Mai però ci saremmo aspettati, di doverci sorbire, da parte dei cari amici brasiliani, una lezioncina sulle libertà di pensiero nel nostro paese. Forse sarebbe meglio se pensassero a tante belle cosine di casa loro.
Ma tant’è. Cesare Battisti (terrorista rosso responsabile degli omicidi di un maresciallo della polizia penitenziaria, di un gioielliere, di un macellaio, di un agente della Digos) secondo il Brasile ha diritto allo status di rifugiato politico. E potrà continuare a frequentare bellamente la spiaggia di Copacabana.
Una decisione vergognosa, rivoltante. La mente va alle povere vittime, va alle famiglie delle vittime private dei loro cari senza un perché, va al loro giusto desiderio di giustizia. La mente va anche ai bei tempi in cui un leggendario mister Wiesenthal, cacciatore di criminali nazisti, si affidava ai servizi segreti di Israele per scovare in varie parti del mondo (e riportarli in Israele per un giusto processo) quei mostri che dopo la guerra erano riusciti a scappare e a farla franca, nascosti magari in accoglienti posticini del Brasile (guarda caso) o dell’Argentina.
Grandi la rabbia e la voglia di vedere in gabbia il signor Cesare Battisti. Ma dopo la rabbia può subentrare anche la riflessione. E riflettendo, riflettendo forse uno può arrivare anche alla conclusione che forse è meglio se il Brasile continua a tenersi il signor Battisti. Perché, se ce lo restituissero, potrebbero succedere davvero tante cose.
Immaginate un po’ il quadro.
1) La cosa più ovvia. Ci sarebbe da andare a prendere il signor Battisti in Brasile con agenti in gran quantità, voli privati, alberghi, cene, pranzi. Ci sarebbe da spendere un sacco di soldi.
2) Una volta in galera in Italia ci sarebbe da mantenere il signor Battisti vita natural durante. Con un notevole aggravio (agenti di custodia, cibo, medicine, medici, analisi) per il bilancio dello Stato.
3) Una volta in galera, bisognerebbe decidere quale tipo di trattamento riservare al signor Battisti. Un trattamento da 41 bis come quello per i criminali più pericolosi, o più soft? Il paese sarebbe dilaniato dalle discussioni e senz’altro qualche parlamentare si straccerebbe le vesti per il signor Battisti minacciando scioperi della fame, della sete, della pipì se necessario.
4) Una volta in galera al signor Battisti (è già successo) potrebbe essere scoperta una (grave?) malattia per cui il regime di detenzione potrebbe non essere in sintonia col suo stato di salute. Con conseguente ricovero per anni in qualche bella clinica superattrezzata o detenzione ai domiciliari (casa vista mare, è meglio) .
5) Se invece il signor Battisti, ridotto in galera, proprio non se la sentisse di farsi trovare qualcosa nel proprio stato di salute, potrebbe al limite tentare qualche escamotage per cavarsela, tipo ad esempio la via del pentimento. Quello che da noi non si nega a nessuno. Sì certo potrebbe dichiararsi un pentito politico, potrebbe inventarsi qualche bella storia (come fanno certi mafiosi per uscire di prigione) potrebbe dirci finalmente chi è il grande vecchio che ha organizzato fin dalla nascita il terrorismo rosso, insomma ci potrebbe raccontare qualcosa di inedito (roba che non sa nemmeno Cossiga, tutto dire) e accedere al programma di protezione. Che vuol dire sparire di circolazione con una nuova identità, stipendio dello Stato, casa, famiglia, automobile, un’altra vita magari in Brasile, a spese nostre.
6) Fra tutte queste possibilità ce ne sono altre ancora per il signor Battisti. Tipo, ad esempio, quella di essere adottato da qualche partito che con espedienti vari (non dimentichiamolo, il signor Battisti ha due ergastoli sulle spalle) potrebbe candidarlo a qualche elezione. Magari, non subito, fra un po’, alle politiche di casa nostra (e certo il signor Battisti potrebbe trovare dalle nostre parti vari estimatori) o addirittura alle europee per far respirare al signor Battisti un’aura un po’ più internazionale, che gli si addice di più anche dopo la lunghissima permanenza in terra di Francia, prima di approdare in Brasile.
Ecco quindi cosa ci potrebbe succedere in un paese come il nostro: ritrovarci il terrorista Battisti in parlamento o a Bruxelles, dopo ovviamente un’infinità di interviste a giornali e telegiornali, decine di apparizioni in talk show, decine e decine di lezioni in illuminate università, decine e decine di libri a sostegno della giustezza della lotta armata e degli omicidi di classe.
E allora se le cose stanno così, meglio pensarci bene. Il signor Battisti lasciamolo al presidente Lula, forse è davvero meglio. Tanto anche per Battisti prima o poi (e questo deve essere di conforto per le famiglie delle vittime) arriverà, quando meno se l’aspetta, la scure della giustizia, magari sulle note di una triste bossa nova. Lasciamolo al presidente Lula. Se tornasse in Italia ci arrabbieremmo ancora di più.
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A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
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Re: Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
...e se gli fanno tenere una lezione alla "Sapienza"?apsa ha scritto:Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
Ha ragione Sandro Bugialli: se viene in italia magari poi lo fanno eleggere deputato... mortacci sua...
...e se fanno come con la Baraldini?
Meglio che rimanga dov'è.
Re: Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
Brào, appunto.Mr.Pik ha scritto:...e se gli fanno tenere una lezione alla "Sapienza"?apsa ha scritto:Il terrorista Battisti se ne resti in Brasile, massì ....
Ha ragione Sandro Bugialli: se viene in italia magari poi lo fanno eleggere deputato... mortacci sua...
...e se fanno come con la Baraldini?
Meglio che rimanga dov'è.
Tra l'altro dovremmo pure accollarci le spese per il suo mantenimento. Non é che un detenuto in cella abbia costo zero, altroché. Se fosse costretto ai lavori forzati, magari si ripagherebbe da sè, invece no.
Pertanto, che si fotta dove sta, e crepi dando il minor disturbo possibile alla nostra società, ha già disturbato fin troppo.
:whax:
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
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Ecco, giusto capita "a fagiolo" quest'altro articolo
cliccate per leggere La pensione del terrorista Curcio
Lui non la chiede, a quanto pare, ma....
Testo dell'articolo
[spoiler]L'ultima battaglia di Curcio: contro l'Inps per la pensione
L'ex capo Br sostiene di aver lavorato in varie carceri, ma ha scoperto che non sono stati versati i contributi
ROMA — Allora, Curcio, sei prossimo alla pensione? «Beh, veramente a me la pensione non la danno». Ah no? «L'Inps mi ha comunicato che non ne ho diritto. Ho lavorato nelle carceri ma non ho cumulato un numero di anni sufficienti». Quella sociale? «No, mia moglie lavora e ha un reddito. Quindi non ho diritto a nulla». Era riuscito a star fuori dalle polemiche sulla mancata estradizione di Cesare Battisti, Renato Curcio, fondatore delle Br mai pentito né dissociato («Degli ex terroristi non parlo»). Ma ne ha alimentata una nuova: quella sui contributi dello Stato agli ex eversori. Scatenando la rabbia dei parenti delle vittime che hanno interpretato le sue parole come una richiesta dell'assegno mensile.
Lorenzo Conti, figlio di Lando il sindaco fiorentino ucciso dai brigatisti minaccia: «Se lo Stato concede a Curcio una pensione pagata dall'Inps, io chiedo asilo politico all'America o a Israele che hanno mostrato sempre vicinanza alle vittime del terrorismo e non ai carnefici». Chi era presente allo scambio di battute stempera i toni. «Curcio non ha lanciato nessun appello. Né si è lamentato» assicura Daniele Falcioni, operaio «da mille euro al mese » e presidente del centro sociale
Oltreconfine di Pesaro, che sabato scorso aveva invitato l'ex terrorista a parlare del suo saggio su lavoro e immigrazione. «Curcio era accanto a me. Vendeva materiale della casa editrice Sensibili alle Foglie di cui è socio, prima che iniziasse la conferenza. Gli hanno chiesto se, dato che ha 67 anni, stesse per andare in pensione e lui ha risposto che non ne ha diritto. Il resto è strumentalizzazione perché qui a Pesaro siamo già in campagna elettorale».
Come sia, le parole di Curcio aprono un nuovo squarcio sulla dimensione degli ex rivoluzionari armati entrati nella terza età. Riposto il mitra, costretti ormai a combattere più con la prostata. Come l'ex comandante militare di Ordine Nuovo Pierluigi Concutelli, tradito da un bisogno impellente lo scorso agosto: venne fermato per la pipì fuori ordinanza, trovato con un «terapeutico tocco di fumo» in tasca e riportato in cella. Ormai fuori dal carcere per i benefici di legge, tra acciacchi, diabete e pressione alta apprezzano il valore della borghesissima pensione.
Ma anche il minimo accenno degli ex terroristi ai diritti è fuoco per la ferita aperta delle vittime. «Curcio invece di dedicarsi alla guerra armata e alla rivoluzione proletaria si sarebbe potuto dedicare a svolgere un lavoro normale» protesta Lorenzo Conti: suo padre venne assassinato dalle Br nel 1986. «Pretende la pensione lui quando nemmeno alcune vittime del terrorismo l'hanno ricevuta» aggiunge, minacciando di autoesiliarsi se l'Inps dovesse accontentarlo.
Curcio nel '70 fonda con sua moglie Mara Cagol e altri le Brigate rosse. Il 17 settembre la prima azione: viene incendiata l'auto a un dirigente della Sit Siemens Pino Leoni. Curcio è l'ideologo del gruppo e rivendicherà questa e tutte le azioni compiute dai compagni armati fino a metà degli anni '80. Assieme alla Cagol, poi uccisa dalle forze dell'ordine e Alberto Franceschini, guida le Br quando vengono uccisi Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, militanti del Msi il 17 giugno 1974, più tardi lo definirà un «incidente di percorso». L'8 settembre viene arrestato. Fugge nel febbraio '75 e torna tra le Br. A giugno Mara Cagol muore. Sei mesi dopo Curcio torna in cella. Non si pente ma fa autocritica: nell'87 dichiara chiusa l'esperienza della lotta armata. E nel '98 torna in libertà.
Virginia Piccolillo
19 gennaio 2009
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Lui non la chiede, a quanto pare, ma....
Testo dell'articolo
[spoiler]L'ultima battaglia di Curcio: contro l'Inps per la pensione
L'ex capo Br sostiene di aver lavorato in varie carceri, ma ha scoperto che non sono stati versati i contributi
ROMA — Allora, Curcio, sei prossimo alla pensione? «Beh, veramente a me la pensione non la danno». Ah no? «L'Inps mi ha comunicato che non ne ho diritto. Ho lavorato nelle carceri ma non ho cumulato un numero di anni sufficienti». Quella sociale? «No, mia moglie lavora e ha un reddito. Quindi non ho diritto a nulla». Era riuscito a star fuori dalle polemiche sulla mancata estradizione di Cesare Battisti, Renato Curcio, fondatore delle Br mai pentito né dissociato («Degli ex terroristi non parlo»). Ma ne ha alimentata una nuova: quella sui contributi dello Stato agli ex eversori. Scatenando la rabbia dei parenti delle vittime che hanno interpretato le sue parole come una richiesta dell'assegno mensile.
Lorenzo Conti, figlio di Lando il sindaco fiorentino ucciso dai brigatisti minaccia: «Se lo Stato concede a Curcio una pensione pagata dall'Inps, io chiedo asilo politico all'America o a Israele che hanno mostrato sempre vicinanza alle vittime del terrorismo e non ai carnefici». Chi era presente allo scambio di battute stempera i toni. «Curcio non ha lanciato nessun appello. Né si è lamentato» assicura Daniele Falcioni, operaio «da mille euro al mese » e presidente del centro sociale
Oltreconfine di Pesaro, che sabato scorso aveva invitato l'ex terrorista a parlare del suo saggio su lavoro e immigrazione. «Curcio era accanto a me. Vendeva materiale della casa editrice Sensibili alle Foglie di cui è socio, prima che iniziasse la conferenza. Gli hanno chiesto se, dato che ha 67 anni, stesse per andare in pensione e lui ha risposto che non ne ha diritto. Il resto è strumentalizzazione perché qui a Pesaro siamo già in campagna elettorale».
Come sia, le parole di Curcio aprono un nuovo squarcio sulla dimensione degli ex rivoluzionari armati entrati nella terza età. Riposto il mitra, costretti ormai a combattere più con la prostata. Come l'ex comandante militare di Ordine Nuovo Pierluigi Concutelli, tradito da un bisogno impellente lo scorso agosto: venne fermato per la pipì fuori ordinanza, trovato con un «terapeutico tocco di fumo» in tasca e riportato in cella. Ormai fuori dal carcere per i benefici di legge, tra acciacchi, diabete e pressione alta apprezzano il valore della borghesissima pensione.
Ma anche il minimo accenno degli ex terroristi ai diritti è fuoco per la ferita aperta delle vittime. «Curcio invece di dedicarsi alla guerra armata e alla rivoluzione proletaria si sarebbe potuto dedicare a svolgere un lavoro normale» protesta Lorenzo Conti: suo padre venne assassinato dalle Br nel 1986. «Pretende la pensione lui quando nemmeno alcune vittime del terrorismo l'hanno ricevuta» aggiunge, minacciando di autoesiliarsi se l'Inps dovesse accontentarlo.
Curcio nel '70 fonda con sua moglie Mara Cagol e altri le Brigate rosse. Il 17 settembre la prima azione: viene incendiata l'auto a un dirigente della Sit Siemens Pino Leoni. Curcio è l'ideologo del gruppo e rivendicherà questa e tutte le azioni compiute dai compagni armati fino a metà degli anni '80. Assieme alla Cagol, poi uccisa dalle forze dell'ordine e Alberto Franceschini, guida le Br quando vengono uccisi Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, militanti del Msi il 17 giugno 1974, più tardi lo definirà un «incidente di percorso». L'8 settembre viene arrestato. Fugge nel febbraio '75 e torna tra le Br. A giugno Mara Cagol muore. Sei mesi dopo Curcio torna in cella. Non si pente ma fa autocritica: nell'87 dichiara chiusa l'esperienza della lotta armata. E nel '98 torna in libertà.
Virginia Piccolillo
19 gennaio 2009
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Ultima modifica di apsa il 19/01/2009, 16:52, modificato 1 volta in totale.
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
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- Iscritto il: 05/02/2007, 14:06
- Località: Trento
Col risultato di per spendere altri soldi dello Stato ? Manco se lo merita...cometa rossa ha scritto:In Italia finirebbe in cella, al limite scrivendo un po' di articoli per panorama :P
(ma una volta non avevamo i servizi segreti deviati? E non possono deviare fin lì e toglierlo dalle spese?)
:bigsmurf:
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E' una battuta, si ? :cyclopsani: :cyclopsani:daniele ha scritto:Le confessioni di Carla Bruni :"Sì sono stata favorevole all'estradizione in Brasile, la canzone del sole non l'ho mai sopportata"
Io la Carlà nùlapossosopportà :whax:
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