Allarme in rete.
Moderatore: Moderatore
Allarme in rete.
Estratto da articolo di Repubblica oggi. http://www.repubblica.it/2007/10/sezion ... toria.html
Un disegno di legge licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog o un sito.
Burocrazia sul web? Allarme in rete
Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su internet spese e sanzioni penali.
ROMA - Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.
Le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog.
Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.
Italia come Cina??
Un disegno di legge licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog o un sito.
Burocrazia sul web? Allarme in rete
Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su internet spese e sanzioni penali.
ROMA - Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.
Le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog.
Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.
Italia come Cina??
Re: Allarme in rete.
Beh, sarebbe anche ora: certi forum che continuano a pubblicare (cioé rendere perfettamente pubbliche...) le discussioni nelle quali si oltraggiano altre persone, meritano sanzioni anche penali, altroché :flower:Mr.Pik ha scritto:Estratto da articolo di Repubblica oggi. http://www.repubblica.it/2007/10/sezion ... toria.html
Un disegno di legge licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog o un sito.
Burocrazia sul web? Allarme in rete
Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su internet spese e sanzioni penali.
ROMA - Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.
Le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog.
Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.
Italia come Cina??
A scuola andavo sempre benissimo.
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
Era al ritorno che spesso mi perdevo.
Andrea
Re: Allarme in rete.
Si, in questo hai ragione. Ci vuole una regolamentazione con sanzioni che facciano perdere il vizio di sparlare di tutti senza conseguenze, ma il sospetto è che in nome di questa regolamentazione si miri a limitare la libertà di espressione mettendo lacci e lacciuoli che impediscano di commentare o riferire quello che potrebbe essere scomodo a qualcuno che conta. Sarebbe la fine dei piccoli forum come il nostro e come mille altri che sono la maggioranza. Avrebbero l'imprimatur solo i forum politically correct o agganciati a grandi gruppi editoriali asserviti al potere.apsa ha scritto:
Beh, sarebbe anche ora: certi forum che continuano a pubblicare (cioé rendere perfettamente pubbliche...) le discussioni nelle quali si oltraggiano altre persone, meritano sanzioni anche penali, altroché :flower:
Ultima modifica di Mr.Pik il 19/10/2007, 12:31, modificato 1 volta in totale.
Infatti leggete pure:Paolo66 ha scritto:Quoto, messa così è l'unica spiegazione plausibile.freitag ha scritto:Probabilmente è la prima mossa per poter mettere il bavaglio a bg e tutti i blog agganciati . .
http://www.beppegrillo.it/
==============================
La mia passione per il MotoGp è superata
solo dalla mia pigrizia nel programmare il
videoregistratore . . .
==============================
La mia passione per il MotoGp è superata
solo dalla mia pigrizia nel programmare il
videoregistratore . . .
==============================
Re: Allarme in rete.
Non serve...c'è già!!!Mr.Pik ha scritto: Si, in questo hai ragione. Ci vuole una regolamentazione con sanzioni che facciano perdere il vizio di sparlare di tutti senza conseguenze,
Ogni essere ha la libertà di querelare chiunque arreca danno alla propria dignità, non penso servano ulteriori regolamentazioni.
freitag ha scritto:Infatti leggete pure:Paolo66 ha scritto:Quoto, messa così è l'unica spiegazione plausibile.freitag ha scritto:Probabilmente è la prima mossa per poter mettere il bavaglio a bg e tutti i blog agganciati . .
http://www.beppegrillo.it/
Divertente: "Nessun ministro si è dissociato.
Perchè dovrebbe? non serve dire che facendo così si tolgono dalle balle tutti quelli che fanno la punta al cazzo al loro (pessimo) operato.Paolo66 ha scritto:freitag ha scritto:Infatti leggete pure:Paolo66 ha scritto: Quoto, messa così è l'unica spiegazione plausibile.
http://www.beppegrillo.it/
Divertente: "Nessun ministro si è dissociato.
a livello povinciale ci sono tantissimo blog che hanno cominciato ad occuparsi dell'operato di regioni, provincie e comuni.
Adesso basta far sparire la Gabanelli con report e potremo tranquillamente goderci i gossip su studio aperto.
Che paese di merda . .
(parolacce consentite dalle ultime tendenze . . )
==============================
La mia passione per il MotoGp è superata
solo dalla mia pigrizia nel programmare il
videoregistratore . . .
==============================
La mia passione per il MotoGp è superata
solo dalla mia pigrizia nel programmare il
videoregistratore . . .
==============================
Ho fatto riferimento alla Cina, perchè recentemente la rete è stata pesantemenete taglieggiata ed oscurata. Molti motori di ricerca sono stati chiusi.Paolo66 ha scritto:Cina? Ma se il termine Tatze-bao è prorpio nato in cina...... :flower: :flower: :flower:
Il termine tatze-bao è nato in Cina, ma se non sbaglio era una specie di pasquinata proibita dal democratico governo in carica! :flower:
Re: Allarme in rete.
Si, è vero, ma la procedura è così farraginosa e burocraticamente impegnativa per non parlare degli oneri finanziari da sostenere, che nessuna persona normale la utilizza. Soltanto alcuni politici chiedono risarcimenti miliardari a giornalisti o vignettisti che osano citarli, in modo da scoraggiarli a proseguire credendo così di salvaguardare la propia immagine, ottenendo altresì agli occhi di tutti, l'effetto contrario!libra ha scritto:Non serve...c'è già!!!Mr.Pik ha scritto: Si, in questo hai ragione. Ci vuole una regolamentazione con sanzioni che facciano perdere il vizio di sparlare di tutti senza conseguenze,
Ogni essere ha la libertà di querelare chiunque arreca danno alla propria dignità, non penso servano ulteriori regolamentazioni.
A seguito della notizia sulla rete che ha fatto scalpore, ci sono state diverse prese di posizione negative che, sorprendentemente vengono proprio dall'area di governo da dove hanno avuto origine.. :cyclopsani: :cyclopsani:
.....le polemiche, che arrivano soprattutto da sinistra. Antonio Di Pietro minaccia la crisi di governo. «Sto ricevendo centinaia di mail allarmate. Hanno ragione, è un disegno di legge liberticida che deve essere immediatamente bloccato. Per quel che ci riguarda non passerà mai, anche a costo di uscire dalla maggioranza». Pietro Folena, Prc, presidente della commissione Cultura della Camera, chiede che la proposta venga chiarita meglio: «Chi apre un blog non può essere considerato un editore». Roberto Villetti, capogruppo Rosa nel pugno è «contrario a tutto ciò che porta alla restrizione della libertà nella rete». Alfonso Pecoraro Scanio annuncia che i Verdi «presenteranno degli emendamenti contro l’obbligo di registrazione». Willer Bordon grida «no al bavaglio dei siti». Gianni Montesano, Pdci, dice che «non si può fermare l’acqua del mare». Il disobbediente Francesco Caruso spiega «che l’Italia non è la Birmania». E protesta persino il ds Beppe Giulietti: «Quando c’è di mezzo la libertà, e sempre meglio nessuna norma che una cattiva norma».....
Gioco delle parti o incoerenza politica?
.....le polemiche, che arrivano soprattutto da sinistra. Antonio Di Pietro minaccia la crisi di governo. «Sto ricevendo centinaia di mail allarmate. Hanno ragione, è un disegno di legge liberticida che deve essere immediatamente bloccato. Per quel che ci riguarda non passerà mai, anche a costo di uscire dalla maggioranza». Pietro Folena, Prc, presidente della commissione Cultura della Camera, chiede che la proposta venga chiarita meglio: «Chi apre un blog non può essere considerato un editore». Roberto Villetti, capogruppo Rosa nel pugno è «contrario a tutto ciò che porta alla restrizione della libertà nella rete». Alfonso Pecoraro Scanio annuncia che i Verdi «presenteranno degli emendamenti contro l’obbligo di registrazione». Willer Bordon grida «no al bavaglio dei siti». Gianni Montesano, Pdci, dice che «non si può fermare l’acqua del mare». Il disobbediente Francesco Caruso spiega «che l’Italia non è la Birmania». E protesta persino il ds Beppe Giulietti: «Quando c’è di mezzo la libertà, e sempre meglio nessuna norma che una cattiva norma».....
Gioco delle parti o incoerenza politica?
Da Repubblica del pomeriggio:
Il ministro delle Comunicazioni riconosce sul suo blog che la norma va cambiata.
"L'allarme è giustificato. Avrei dovuto controllare il testo parola per parola"
Ddl editoria, Gentiloni ammette:"Un errore la registrazione dei siti"
Il ministro riconosce poi, come ha fatto anche il titolare delle Infrastrutture Antonio Di Pietro nel suo blog, la propria fetta di responsabilità nell'accaduto "per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri". Il disegno di legge è stato approvato la settimana scorsa dal governo e già nei prossimi giorni dovrebbe essere preso in esame alla Camera.
Nella migliore tradizione del "fare marcia indietro" :flower: :flower:
Il ministro delle Comunicazioni riconosce sul suo blog che la norma va cambiata.
"L'allarme è giustificato. Avrei dovuto controllare il testo parola per parola"
Ddl editoria, Gentiloni ammette:"Un errore la registrazione dei siti"
Il ministro riconosce poi, come ha fatto anche il titolare delle Infrastrutture Antonio Di Pietro nel suo blog, la propria fetta di responsabilità nell'accaduto "per non aver controllato personalmente e parola per parola il testo che alla fine è stato sottoposto al Consiglio dei Ministri". Il disegno di legge è stato approvato la settimana scorsa dal governo e già nei prossimi giorni dovrebbe essere preso in esame alla Camera.
Nella migliore tradizione del "fare marcia indietro" :flower: :flower: